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Il lato nascosto del ghost hunting: Il viaggio di ritorno


Recuperi i cavi, riponi l'attrezzatura, tutto in ordine, un'ultima occhiata per non dimenticare nulla, carichi tutto sul furgone un ultimo saluto ai padroni di casa e via verso l'albergo a recuperare un pò di sonno.

Poche ore trascorrono veloci, la sveglia suona impietosamente, una doccia, borsa fatta, colazione ancora parlando dell'indagine appena trascorsa e via si riparte. I chilometri da fare sono tanti, la stanchezza si fa sentire e le risate e le battute dei primi minuti lasciano il posto ad un silenzio surreale, ognuno si trova il suo spazio e sceglie un diversivo per far trascorrere il tempo rimanente per il ritorno a casa: chi dorme beatamente, chi si riascolta le registrazioni effettuate nella notte, chi riguarda le foto, chi posta su facebook e chi guida litigando col navigatore che sembra avere come unico scopo quello di farti impiegare sempre più tempo del previsto. Ogni tanto si parla dell'indagine appena finita ed il clima cambia ogni volta: ci sono volte in cui dell'indagine si parla poco perchè non ha dato le risposte sperate ed allora ognuno riflette su ciò che ha fatto, sulle scelte più o meno azzeccate dell'attrezzatura che ha usato, sulle anomalie e sul fatto che ci sia la certezza che siano effettivamente tali o che magari c'è una spiegazione logica che vuoi la stanchezza, vuoi la concitazione del momento non ti hanno permesso di valutare bene tutte le possibilità; ci sono volte invece che l'indagine ha dato un bel riscontro ed allora si passa la maggior parte del tempo a ripercorrere mentalmente le ore spese a ricercare e ti si stampa in faccia un bel sorriso di soddisfazione che sembra farti dimenticare anche la stanchezza.

Le ore passano, ci si ferma ad un area di servizio, il tempo di un caffè, una sigaretta, qualcuno aggiorna le pagine facebook del gruppo, qualcun altro chiama a casa per dire quanto manca ancora. Poi si monta su e si riparte, la strada corre veloce ma mai abbastanza, si cerca di tenere una velocità che faccia guadagnare tempo, ed ogni minuto che riesci a rubare al conteggio del navigatore per l'ora di arrivo ti sembra una conquista, il tutto seguendo un'andatura "legale" o quasi e nei punti senza tutor o autovelox si da un pizzico di gas in più in previsione della prossima sosta. Il viaggio fila via così, io lo passo almeno per metà guidando e mentre guido la mente viaggia, tante le cose che mi girano in testa: penso alle prime indagini , a quanto eravamo inesperti, alla voglia di stupire e convincere tutti di quanto eravamo bravi, una sorta di gara a chi sputa più lontano che fortunatamente non mi appartiene più, lascio agli altri la vana gloria conosco troppo bene ormai il gioco vizioso in cui si entra e che ti trascina in eterne discussioni: me ne sbatto di chi giudica senza sapere, di chi crede che ci divertiamo a prendere in giro la gente facendo migliaia di chilometri in giro per l'Italia e spendendo soldi solo per dare risultati falsi e volontariamente artefatti, impossibile fargli cambiare idea, che ne sanno cosa senti dentro quando parti all'alba lasciando tua moglie e tua figlia e sapendo che almeno per due giorni potrai solo sentirle per telefono, non mi obbliga nessuno questo è vero e la voglia di indagare è tanta come tanta è la gioia di partire e passare un paio di giorni insieme agli altri pazzi, lontano da quel lavoro che ti va sempre più stretto ma che il maledetto dio denaro ti obbliga a tenerti da conto, ma nonostante tutto quando ti chiudi quella porta alle spalle ti senti sempre un po' in colpa perché lasci a casa le persone più importanti della tua vita. Anche per questo il viaggio di ritorno ti sembra sempre più lungo, e cerchi di fare meno soste possibili, due o tre quelle obbligatorie: per mangiare un panino, riempire il serbatoio, un caffè e, per me, comprare un regalino alla mia bimba, sempre, dalla prima indagine fuori Roma, ormai è tradizione e il suo sorriso, il suo corrermi incontro ed i suoi occhietti che cercano la sorpresa mi regalano sempre un'emozione impossibile da descrivere.

Arriviamo al casello, lasciamo l'autostrada, il più è fatto, ora non resta che arrivare in sede, scaricare l'attrezzatura e poi riconsegnare il furgone.

Finalmente in sede, l'attrezzatura è sistemata, ci salutiamo, un'ultima sigaretta, un abbraccio ed ognuno per la sua strada, io prendo il furgone vado a riconsegnarlo, riprendo la mia macchina i chilometri da casa sono una manciata ormai, pochi minuti e ci sono. Borsa sulla spalla, infilo la chiave nella toppa, apro la porta, una vocina... "Papà mioooo".

Anche questo è il ghost hunting.

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